Ma cosa è la Spiritualità?

 

I PARTE

 

Oggi si fa un gran parlare di Spiritualità ma se si prova a chiedere cosa sia pochi hanno una risposta chiara e quei pochi hanno di essa un’idea in antitesi con quella di altri.

 

Prendiamo ad esempio  i soldi: chi declama che tutto si deve donare perché il denaro è antitetico alla spiritualità e chi invece lo paragona a una forma di energia che deve essere necessariamente corrisposta per uno scambio equo, o ancora quelli che accolgono gratuitamente chiunque ma nello stesso tempo chiedono donazioni a chi può.

Oppure il possesso dei beni materiali: chi predica l’assoluta povertà “perché un ricco non potrà mai entrare nel Regno dei Cieli” e chi si circonda di lusso sotto forma magari di 99 Rolls Royce, per guidarne una diversa in ogni giorno dell’anno “come sfida ai benpensanti che pensano che spiritualità significa inneggiare alla povertà e come filtro per chi si ferma davanti a questi pregiudizi (…) si può essere ricchi e spirituali e non c’è contraddizione tra le due cose”  o, ancora, chi invita a donare il superfluo ma nello stesso tempo consiglia di mantenere uno stile di vita decoroso e adeguato al proprio ambito sociale.

Oppure il sesso: maestri che predicano la castità assoluta e quelli che invece inneggiano alla libera espressione dell’energia sessuale, che deve circolare tra tutti senza inibizioni di alcun genere perché così ne scaturirebbe un accrescimento in termini spirituali o, ancora, quelli che riservano la sessualità a riti particolari per indirizzarne le energie in direzioni prestabilite.

Oppure il cibo: chi sostiene che alimentarsi di sofferenza non è spirituale, vietando quindi il consumo della carne e di tutti i prodotti animali, e chi invece sostiene che è tutto puro per i puri e che “il karma degli animali è di essere mangiati”  e “sono stati creati per servire all’uomo” o, ancora, chi sostiene che bisogna essere parchi e che si può comunque consumare qualche prodotto animale, o anche direttamente le loro carni, a patto però che siano il frutto di un’offerta e non comprate appositamente per sé.

O addirittura l’assassinio: c’è chi ha affermato che “Hitler è in paradiso perché egli non ha fatto altro che aiutare le anime degli ebrei uccisi a portare a termine il destino che essi stessi hanno scelto prima di nascere sulla terra”  e chi si mette la mascherina per evitare di uccidere minuscoli insetti con il proprio respiro,  o, ancora, chi si limita a predicare il rispetto e la non violenza verso tutti gli esseri viventi.

 

Insomma nel campo della Spiritualità c’è chi sostiene una cosa e chi l’esatto contrario, con tutte le sfumature intermedie. 

N.B.: ho citato tutte fonti che si definiscono “spirituali”.

 

 

II PARTE

 

Alla domanda poi di come avvicinarsi alla Spiritualità molti suggeriscono la meditazione ma poi, quando si cerca di capire cosa si intende e quali sono le tecniche “giuste”, anche qui le risposte sono pressoché infinite e lascio a chi legge il piacere di scoprirle tutte.

Altro elemento controverso è la recitazione dei mantra: c’è chi ne fa uno dei più potenti strumenti essendo essi “in grado di dare più potere alla nostra mente e creare degli effetti tangibili nella vita” perché la recitazione del mantra avvierebbe “una potente vibrazione che corrisponde ad una frequenza specifica e che produce uno stato in cui l'organismo vibra al ritmo del Tutto in sintonia con l'Energia e lo stato spirituale rappresentato dal contenuto all'interno del Mantra”, e invece chi pensa che siano equiparabili a formule magiche e pericolosi perché con la loro recitazione ci si aggancerebbe a Eggregore o Forme Pensiero di cui non siamo in grado di valutarne la portata né le intenzioni, e infine chi ne fa un semplice strumento per fermare i pensieri che incessantemente occupano la nostra mente: “quando la mente vaga senza meta, il mantra la riporta in carreggiata”.

Stesse cose si possono dire della canalizzazione (Guenon afferma senza mezzi termini che il medium è un malato, essenzialmente un isterico), della chiaroveggenza (le cui manifestazioni, sempre per Guenon, sarebbero “delle contingenze che assumono un aspetto molto trascurabile agli occhi di coloro che possiedono delle conoscenze di ordine più profondo”), della divinazione (da cui un neopagano, Jule, così mette in guardia “la divinazione implica lo sviluppo di un minimo di medianità e capacità di canalizzare le informazioni dal piano spirituale. Quello che spesso sfugge all’attenzione di molti è la fonte di queste informazioni: a chi pone il veggente le domande quando interroga un oracolo? Chi sta rispondendo? Questo è qualcosa che bisogna chiedersi sempre”), degli angeli e dei fratelli extraterrestri che ci vogliono salvare ma senza interferire con la nostra Evoluzione Spirituale secondo le Leggi Universali (a questo proposito Jacques Valleé, interrogandosi dopo uno studio approfondito sui contatti che Visitatori Esterni mettono in atto con alcuni uomini conclude dicendo “La mia ipotesi è che a essere controllate e condizionate siano le credenze umane” per cui certe entità non meglio definibili “creerebbero in tutte le epoche un clima socio-culturale favorevole al raggiungimento dei loro scopi e farebbero di tutto per mantenere inalterato tale clima. Il loro comportamento sarebbe paragonabile all’azione di un termostato, che una volta raggiunta in una casa la temperatura desiderata dal padrone fa sì che essa non subisca alcuna variazione, non diventando troppo fredda o troppo calda”. E porta ad esempio l’America dei fine anni ’60 in cui “una nuova generazione diventò consapevole dei limiti della cultura occidentale e si rivoltò contro proibizioni religiose, sociali, politiche e artistiche nel mondo dei loro genitori. In quell’ambiente, era normale che l’esplorazione spirituale andò in tutte le direzioni ed è stato utilizzato da alcune sette e da nuove correnti spirituali”).

Un accenno anche a tecniche pseudo-psicoterapeutiche che oggi sono molto in voga in cui ci si prostra davanti agli Antenati impersonati da soggetti spesso ignari di quello che stanno realmente facendo.

O ai corsi di yoga in tutte le sue varianti, di reiki, di legge dell’attrazione, di campane tibetane, di apertura dei chakra, di magia, di sciamanesimo, di numerologia, di purificazione degli ambienti, di cristalloterapia, di tarocchi, di i ching, di kinesiologia, di lettura dell’aura e dei corpi sottili, di viaggi astrali, di cerimonie con l’ayahuasca, di transurfing, di  ricordo di  sè, di ricapitolazione, di tensegrità e passi magici , di capanne sudatorie, di ipnosi regressiva per accedere alle vite passate … e potrei continuare per pagine intere.

Tutte tecniche che si propongono in un modo o nell’altro di ampliare o contattare la parte spirituale e che si possono imparare in pochi (a volte un solo) week-end alla modica cifra di … e poi si potrà ripetere il “giro” con altri gruppi di persone su cui praticare l’insegnamento/guarigione/esperienza come in una catena di S.Antonio che si autoperpetua.

 

 

III PARTE

 

C’è poi il grande tema della Reincarnazione (con relativo Karma), a cui oggi pare aderiscano proprio tutti, che ha sostituito il trittico Inferno-Purgatorio-Paradiso ma senza alterarne profondamente la sostanza. 

Infatti che differenza c’è in realtà tra il Purgatorio e il Karma da scontare di reincarnazione in reincarnazione fino a raggiungere la definitiva liberazione dalle stesse (leggi Paradiso)? Anzi, aggiungerei, il Purgatorio sembrerebbe avere più senso dato che il condannato conosce il motivo della condanna e tende consapevolmente alla “purificazione”, conoscenza che al povero reincarnato di turno non spetta e che quindi rischia di mancare il bersaglio vita dopo vita … sperando che prima o poi “impari” o meglio “imbrocchi” la lezione.
Trovo che ci sia una logica perversa dietro tutto questo: persino al povero studente viene consigliata la ripetizione e memorizzazione delle lezioni per superare l’esame!

Ma in realtà anche in questo campo regna sovrana una gran confusione: chi conosce la differenza tra Reincarnazione, Metempsicosi, Metensomatosi e Trasmigrazione di cui pure gli antichi avevano così a lungo discettato con sicuramente maggiore cognizione di causa?

 

Nel campo della Spiritualità si fa poi un gran parlare di non-giudizio - ma cosa sarebbe poi?

Per qualcuno è accettare, senza se e senza ma, qualsiasi pensiero o atto compiuto da altri, per altri è semplicemente l’astensione da qualsiasi giudizio fino a che non siano chiari gli elementi che concorrono a determinare tali pensieri o atti. 

Ma ci siamo mai chiesti cosa è davvero il giudizio?

Nel linguaggio comune si utilizza spesso l’espressione “sii giudizioso” o “abbi giudizio” che mette l’accento sull’accezione positiva e, direi, indispensabile per un uomo che possa definirsi tale e non un mero aggregato di cellule che viene mosso da elementari impulsi emotivi, un uomo quindi che si voglia assumere la responsabilità dei propri atti.

Ma anche qui si è voluto giocare su accezioni diverse di una stessa parola: giudizio che da un lato esprime “l'attribuzione di un oggetto a una categoria (oggettiva o soggettiva), espressa mediante il rapporto di due concetti” e “la capacità individuale di valutare o definire” e un’altra che richiama all’atto del giudicare in senso giuridico o morale “sentenza, decisione, anche condanna, castigo.” 

E’ interessante qui notare che chi propugna il non-giudizio paradossalmente sta, per così dire, giudicando il giudizio ponendolo nella categoria delle “cose cattive”

 

Altro termine abusato e mistificato è il verbo “credere” che ha due significati antitetici fra loro: il primo è “essere sicuro dell'esistenza di qualcuno o qualcosa e/o avere fede in questo qualcuno o qualcosa” in modo acritico e l’altro “supporre, pensare” con accezioni decisamente dubitative.

E verrebbe da chiedersi: cui prodest? A chi giova questa “confusione delle lingue”? E il pensiero corre a Jahvé e alla Torre di Babele: “Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro" 

 

Per riassumere: sembra quasi che avere a che fare con la Spiritualità significhi entrare in un grande Supermarket dove ognuno può scegliere il prodotto che più gli aggrada al prezzo più conveniente, adattandolo alle proprie esigenze e inclinazioni interiori, e che la New Age non sia stata altro che il traghettatore di nuove correnti che venivano a riempire il vuoto che le religioni avevano lasciato. 

Ma sappiamo che ciò che viene buttato fuori dalla porta spesso rientra dalla finestra (pensiamo ad es. all’ortodossia cristiana per cui ci si può avvicinare a Dio solo passando attraverso la gerarchia ufficiale di papi, vescovi e preti, così come ora sembra che per percorrere un cammino spirituale occorra affidarsi a guru e maestri con il loro corredo di corsi e tecniche)!

 

 

IV PARTE

 

Spesso i vari maestri e guru portano come prova della loro superiorità spirituale abilità che rientrano decisamente nel campo della parapsicologia, come ad es. la capacità di leggere la mente, o che sono il risultato di una dura disciplina fisica, come ad es. gli yogin che dormono su letti di chiodi. Abilità che con un po’ di esercizio e un minimo di attitudine possono imparare tutti.

Non a caso è almeno dal dopoguerra che, prima i russi e poi gli americani, hanno studiato in modo scientifico e a lungo tutto il campo della parapsicologia, compiendo peraltro esperimenti anche su persone ignare, e formando in vere e proprie scuole di addestramento “agenti speciali” nella telepatia e nella visione a distanza.

E allora che fare? Accontentarsi di vivere la vita come fine a se stessa senza provare ad elevarsi al di sopra della materia e delle emozioni che scaturiscono dal rapporto con essa e su cui non possiamo avere un vero controllo? Abbandonare la ricerca di qualcosa che pure sentiamo che esiste e che ci porta a intravedere un senso alla nostra vita che senza questa parte poca ne avrebbe?

O c’è un’altra via per riappropriarsi della propria parte spirituale senza ricorrere al guru di turno o all’ultima tecnica di meditazione?

In realtà ognuno di noi ha in sé la chiave per riconnettersi al divino che ha in sé, una chiave non  facile da trovare e che né formule magiche, né visioni di natura dubbia ci recheranno in dono.

Del resto Socrate lo aveva detto molto bene: “Conosci te stesso”, e qualcun altro ci aveva messo in guardia dai falsi profeti (una domanda interessante a questo punto sarebbe “da chi sono mossi questi falsi profeti?” ma non penso che ci sia dato allo stato attuale avere una risposta chiara).

Dunque tentiamo di tenerci stretto quel piccolo pezzettino di pensiero autonomo, che pure possiamo a grande fatica conquistarci, con gli strumenti dello studio (le sudate carte di leopardiana memoria), dell’osservazione imparziale (di sé, dell’uomo, della natura, di tutto ciò che ci circonda) del giudizio critico (da applicare naturalmente sia allo studio che all’osservazione), ma soprattutto della coerenza e dell’integrità morale e intellettuale, senza scorciatoie e senza comode eccezioni assolutorie verso noi stessi, tenendoci sempre pronti, come sentinelle di guardia, a intravedere l’intrufolato di turno, dentro  o fuori noi,  che ci fa l’occhiolino adescandoci con facili promesse di felicità e libertà.

Sono consapevole che il percorso che si prospetta è arduo e di non assicurato successo, ma, forse, è l’unica strada che pure permette di raggiungerlo, presentando  il non trascurabile vantaggio di ridurre al minimo il rischio di essere risucchiati da forze terrene e spirituali o di essere programmati da sedicenti venditori che peraltro spesso sono a loro volte vittime inconsapevoli (ma a volte anche volontarie) di tali forze.

 

A questo punto occorre forse specificare, per chi non l’avesse chiaro, che per forze spirituali non si intendono solo quelle che identifichiamo con il Bene ma anche quelle cosiddette oscure. Forze da cui ci hanno messo in guardia miti, religioni e folklore, con tutto il loro armamentario di demoni catalogati da millenni e proposti in tutte le lingue e con tutte le metafore possibili, pur con le inevitabili difficoltà di rendere in modo comprensibile quello che tale non può essere per la nostra limitata mente.