La furia sterilizzatrice degli animalisti

 

 

Ho sempre diffidato di tutti gli “ismi”, non a caso fanno rima con estrem-ismi.

L’animalismo è un movimento su cui per certi aspetti si può concordare dato che sembrerebbe prendere a cuore la vita e il benessere degli animali ma di fatto le contraddizioni che emergono sono troppe per considerarle benevolmente come semplici sbavature.

Innanzitutto c’è una violenza feroce, che si esprime verbalmente con incitazioni alle torture più fantasiose e crudeli contro chi infierisce verso gli animali, compresi gli uomini che mangiano carne, dimenticando che gli uomini fanno parte a tutti gli effetti del Regno Animale e quindi andrebbero “salvaguardati” come tutti gli altri, ferma restando la condanna per coloro che commettono azioni violente verso chicchessia.

Ma la cosa su cui volevo spendere due parole è la furia sterilizzatrice verso cagne e gatte “così non nascono altri animali che soffriranno”. 

La logica che c’è dietro questo tipo di pensiero mi sfugge. 

Se la vita comporta comunque sofferenza per tutti, bisognerebbe dunque sterilizzare anche tutte le femmine umane? 

Gli animalisti aggiungerebbero che per gli animali è diverso perché gli uomini tendono ad abbandonare i cuccioli … anche qui mi sembra un discorso senza senso… gli animali non nascono per essere comprati o adottati dagli uomini … nascono e basta: è la Vita che lo richiede. 

Il vero problema è semmai un altro, l’uomo ha invaso tutti gli spazi di questo pianeta appropriandosene indebitamente, uccidendo gli altri animali o relegandoli in spazi angusti per il proprio tornaconto.

Abbiamo quindi:

animali da compagnia che verrano considerati a tutti gli effetti proprietà dei loro padroni 

animali da allevamento che verranno uccisi per mangiarne le carni o segregati in condizioni terribili per consumarne i prodotti quali latte e uova

animali da sport per lanciarli in gare spesso feroci, sia di velocità che di combattimento

animali da pelliccia come se non avessimo altri materiali con cui vestirci 

animali da caccia da utilizzare per ucciderne altri 

animali da esposizione per zoo ma anche per vincere gare di bellezza (su quali parametri?) in cui naturalmente vinceranno i proprietari umani 

animali da laboratorio per compiere su di loro esperimenti terribili fino alla vivisezione senza che peraltro questo porti a nessun beneficio per l’uomo (se ciò bastasse a giustificarli)     

animali da divertimento utilizzati spesso da circhi che li sottopongono a duri esercizi per insegnare loro qualche divertente (ma non certo per gli animali stessi) performance

animali da lavoro tipo muli e cavalli anche se quest’ultima categoria sta sparendo rimpiazzata dalle macchine

… e sicuramente mi sfuggono altri utilizzi degli animali stessi.

 

Adesso se gli animalisti per la maggior parte deprecano questi usi tuttavia incentivano il primo (e cioè la categoria degli animali da compagnia) dato che secondo loro essi (sopratutto cani e gatti) sarebbero incapaci di vivere senza l’uomo.

In natura non sarebbe ovviamente così … ma nelle società che abbiamo costruito dov’è la natura?Escludendo i centri abitati rimarrebbero campagne, montagne e spiagge ma esse  sono  quasi tutte colonizzate dall’uomo che ne ha fatte proprietà private (o statali che non sono altro che un “privato” diverso) soprattutto come spazi per l’agricoltura e come postazioni turistiche con cartelli e divieti ovunque.

Il problema da porsi allora è un altro: vogliamo ritirarci in spazi a misura d’uomo e lasciare agli animali il resto? 

Sembra una proposta assurda … ma non è piuttosto assurdo (e criminale) ciò che invece ha fatto l’uomo alla Terra tutta come molti popoli hanno denunciato (uno fra tutti gli Indiani d’America)?

 

Quindi se da un lato qualche ragione gli animalisti ce l’hanno rispetto a quest’ultima considerazione (e cioè l’impossibilità per molti animali di vivere senza uomini che si occupino di loro) la soluzione adottata mi sembra non solo peggiore del male ma in linea con lo stesso tipo di pensiero antropocentrico e sprezzante della Vita e della Natura e che ha reso possibile questo stato di cose.

Dunque per ritornare alla sterilizzazione forse un bagno di umiltà non farebbe loro male domandandosi “Chi sono io per decidere della vita/morte/non vita di creature che non possono né scegliere né ribellarsi?”

 

A questo proposito aggiungerei anche due parole sul famigerato microchip ampiamente caldeggiato dagli stessi animalisti e, purtroppo, ora obbligatorio per legge. In realtà esso non è che l’equivalente del marchio a fuoco che una volta si imprimeva sui propri animali (e  su schiavi umani) per dimostrarne la proprietà. 

Anche se è dimostrato che i danni fisici che il microchip può procurare agli animali stessi è molto più grave.

Ma, oltre a questo, si nota anche qui una forte contraddizione tra chi parla di amore, peraltro sviscerato, per gli animali e il trattamento che riserva loro considerati oggetti da gestire secondo il proprio pensiero ergendosi a Giudice Supremo che sa cosa è il Bene e cosa il Male.

 

Una soluzione definitiva è al di là da venire e per il momento irrealizzabile, ma si può fare molto nel proprio piccolo, considerandoli per quello che effettivamente sono: soggetti, pur diversi da noi, e non oggetti da commerciare per qualsivoglia uso, compreso quello cosiddetto affettivo. 

Da parte mia auspico che questa furia sterilizzatrice si plachi così come la presunzione di sapere sempre cosa è meglio per gli altri, compresi gli animali umani.